Sono passati tre mesi dall’entrata in vigore del nuovo Codice della crisi di impresa e insolvenza, frutto di un lungo percorso, iniziato con la Legge delega n. 155 del 19 ottobre 2017 e culminato con l’emanazione del Decreto Legislativo n. 83 del 17 giugno 2022, che ha recepito i contenuti della Direttiva Ue 2019/1023 cioè la cosiddetta Direttiva Insolvency. Tre mesi in cui il contesto economico globale ha vissuto un sensibile peggioramento, influenzato dall’aumento galoppante dell’inflazione, dal caro-energia e dalle prospettive di recessione, nonché da un fattore esogeno cioè la guerra in Ucraina che sembra destinato a durare ancora a lungo. E già si avvistano i primi segnali di difficoltà vissuti dal tessuto imprenditoriale italiano, alle prese con una forte erosione dei margini soprattutto per il rincaro di energia e materie prime, che si rifletteranno inevitabilmente sul sistema bancario. Viene da chiedersi allora se il nuovo Codice contenga o meno gli strumenti necessari per fronteggiare l’inevitabile flusso di insolvenze che arriveranno nel sistema e se sarà in grado di mantenere la promessa per cui era nato cioè quella di garantire un intervento già dai primi segnali di sofferenza dell’impresa.